Parte il censimento per le protesi Pip.
Gli esperti: “Al momento nessuna
prova che causino il cancro”
Gli esperti: “Al momento nessuna
prova che causino il cancro”

Anche additivi chimici - A moltiplicare le preoccupazioni la rivelazione fornita da alcuni organi di stampa europei che tra i componenti delle protesi mammarie, oltre a silicone di scarsa qualità, acquistato (e venduto) dalla ditta produttrice a costi 10 volti inferiori a quelli di mercato, ci sarebbero anche additivi chimici, baysilone, silopren e rhodorsil, resine utilizzate per produzioni quali carburanti, gomma, computer e anche alimenti, ma mai sperimentati, né tanto meno approvati per uso clinico.
Il parere dell'oncologo - È normale che il primo timore è che una rottura possibile sia fonte della diffusione nell'organismo di agenti che provocano il cancro. Secondo le associazioni di consumatori francesi sarebbero già 15 le donne che hanno sviluppato un adenocarcinoma tra quelle che avevano una protesi Pip risultata difettosa. Si tratta di numeri che però non trovano conferma nel mondo scientifico.
“Al momento non esistono studi scientifici e dati che mettano in relazione le protesi al seno con il cancro", rassicura l’oncologo Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano. “Non alimentiamo paure esagerate, certo ci sono rischi di rottura e quindi di infiammazione, ma dati epidemiologici accertati circa il rischio che questo possa provocare il cancro - continua l’esperto - non ne abbiamo, ma potrebbero essere raccolti in breve tempo”.
Gli esami da fare - “Il ministero della Salute ribadisce quanto già affermato dal Consiglio superiore di sanità, cioè che non esistono prove di un legame tra le protesi Pip (Poly Implant Prothèse) e l'insorgere di tumore, ma esiste solo una maggiore probabilità di rottura delle protesi”, spiega il chirurgo estetico Roberto La Monaca che opera a Palermo e che ha giocato d’anticipo informando anche via twitter e attraverso il suo sito personale le proprie pazienti di non aver mai usato protesi mammarie Pip. Un uso intelligente dei nuovi mezzi di comunicazione condivisa da altri colleghi, subissati in queste ore da richieste di chiarimenti da clienti disorientate e impaurite. “La paziente che sa di essere stata sottoposta a impianto mammario con protesi Pip - ricorda lo specialista - deve mettersi in contatto con il chirurgo che ha realizzato l’intervento il quale valuterà, anche con esami ecografici, lo stato dell’impianto, e deciderà la convenienza di rimozione e sostituzione delle protesi”.
di Cosimo Colasanto (03/01/2012)
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